Anello Foce del Po

Percorso: 42 Km, asfaltato e sterrato

Punti d’interesse: Gorino, Ponte di Barche sul Po di Goro, Foce del Po di Goro, Ponte di Barche Santa Giulia, Bacucco, Sacca degli Scardovari, Oasi Cà Mello. 

Indicazioni: Adesivi segnaletici sui pali delle indicazioni stradali e segnaletica cicloturistica ufficiale. Si consiglia di percorrerlo in senso antiorario

Descrizione: 

Il tour inizia da Gorino (1), piccola frazione del comune di Goro, che sorge nel sud deldelta del Po, su una lingua di terra protesa verso il mare Adriatico e compresa tra il Po di Goro a nord e la sacca di Goro a sud. La frazione è situata a 6,5 km dal capoluogo comunale Goro, altro possibile punto di partenza dell’anello. La storia di Gorino è relativamente recente poiché la località sorse come insediamento di capanne palustri di pescatori verso la fine del XIX secolo. Le difficilissime condizioni ambientali, aggravate da continue inondazioni, dalla malaria e da un isolamento protrattosi sino agli anni sessanta del XX secolo resero particolarmente difficile la crescita e lo sviluppo della frazione. Oggi è un importante centro per l’allevamento della vongola in particolare, oltre che di cozze e ostriche, oltre che della piccola pesca in generale. Si può parcheggiare nella piazza di fronte alla chiesa o direttamente in porto. Sia che si parta da Gorino che da Goro si deve raggiungere il ponte di barche di Gorino (2), realizzato nel 1979 e aperto al transito l'anno successivo, percorrendo la Ciclovia Destra Po. Oltrepassato il ponte si tiene la destra fino a raggiungere la Foce del Po di Goro (3). Il Po di Goro si diparte dalla sponda destra del corso principale in corrispondenza degli abitati di Serravalle (FE) e di Papozze e Santa Maria in Punta (RO). Il corso d'acqua sfocia nel mare Adriatico, dopo un percorso di circa 45 km. Esso delimita altresì, a sud, l'isola di Ariano che comprende i territori comunali di Ariano nel Polesine, Corbola. La Rotta di Ficarolo del 1152 sconvolse la morfologia del territorio, determinando tra l'altro la separazione del comune di Berra dal territorio veneto, la separazione di Corbola da Adria, unendola con Ariano nell'isola omonima, creando il ramo del Po di Tramontana e facendo diventare il Po di Ariano, con modifiche dei paleoalvi del Po di Goro, il ramo principale sino al XIII secolo.Il Po di Goro si biforcò dando origine al Po dell'Abate in località Massenzatica; chiuso nel 1568 dal Duca Alfonso II d'Este. Il progressivo interramento del Po di Primaro e del Po di Volano in epoca medioevale lo fecero diventare il ramo più importante del Po anche dal punto di vista della navigazione interna. La parte a valle di Mesola e Rivà (frazione di Ariano nel Polesine), pari a circa la metà della sua lunghezza, si è formata recentemente a causa del taglio di Porto Viro, operato dalla Repubblica di Venezia nel 1604.

Proseguendo il percorso verso l’entroterra si raggiunge il Ponte di barche di santa Giulia (4), che è una delle ultime testimonianze tangibili e ancora in uso dell’epopea del Po, quell’era in cui la massima arteria fluviale italiana ha rappresentato non soltanto un primato geografico ma anche una delle principali vie di comunicazione della nostra civiltà: è il ponte di barche, opera d’ingegneria empirica di grande efficacia che ha consentito il dialogo tra diverse sponde del fiume senza l’intervento di pesanti costruzioni fisse.

Come per quello di Gorino, si tratta di una serie di barche accostate simmetricamente una all’altra, in maniera tale da costituire la base galleggiante sulla quale fissare una passerella in grado di reggere il passaggio di mezzi anche meccanici e motorizzati.

Proseguendo a destra del ponte si raggiunge località Bacucco (5) dove sfocia il Po della Donzella, e dove, nel periodo estivo, si può godere di un panorama mozzafiato dalla spiaggia di Bacucco, dove però si arriva solo in barca. Essa, infatti, si trova in un’isola posta all’estremità sud del Delta del Po veneto. Il tragitto che prevede l’attraversamento del fiume dura circa una decina di minuti. Si arriva, poi, ai piedi di un faro ancora funzionante detto appunto Faro del Bacucco. La spiaggia è esclusivamente libera e, quindi, non attrezzata.

Dalla punta del Bacucco in poi si costeggia tutta la Sacca degli Scardovari (6), un ampio bacino che si estende per diversi chilometri nell’entroterra, affacciato sul mare e interessato dalla presenza delle tipiche cavàne dei pescatori (case costruite e sospese sull’acqua tramite palificazioni). Scardovari è la frazione più importante a livello economico del Comune di Porto Tolle, da cui dista circa 15 chilometri. Il suo nome deriva dalla “scardova” (o scardola), un pesce molto abbondante in zona verso la fine del Settecento. L’ambiente lagunare della sacca è una zona di passaggio tra l’habitat d’acqua dolce e quello marino: la salinità variabile è infatti dovuta al continuo incontro tra le acque dei fiumi e quelle salate dell’Adriatico. Il bacino è protetto dal mare da sottili lingue di terra e banchi sabbiosi. Comunica con l’Adriatico attraverso due bocche: una situata vicino alla foce del ramo del Po delle Tolle e l’altra a sud-est. Formatasi con il continuo rimodellamento della linea costiera dovuto all’evoluzione del Delta, la sacca ha una superficie di circa 3.200 ettari, con una profondità media di circa un metro e mezzo. La Sacca degli Scardovari, grazie a questa particolare idromorfologia, è un ambito lagunare che ben si presta all’acquacoltura: la prima cooperativa di pescatori risale già al 1936. Attualmente la produzione di cozze, vongole e ostriche provenienti da questa zona è una realtà consolidata, che coinvolge molti operatori e aziende familiari: il Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine conta circa 1500 lavoratori e ciò lo rende la più grande azienda, in termini occupazionali, dell’intera provincia di Rovigo. La qualità del prodotto è strettamente collegata alla particolarità della zona d’origine, che presenta caratteristiche uniche e peculiari, consentendo livelli di produttività e reddito molto elevati. Concorrono a questa produzione di eccellenza i fattori climatici (le condizioni meteorologiche, la radiazione solare, la temperatura media annuale dell’acqua), i fattori idrodinamici (il particolare mix di correnti in laguna, la torbidità, gli apporti fluviali, le maree) e i fattori biotici, come le interazioni con le comunità di organismi esistenti in laguna. L’attività di acquacoltura effettuata in questa zona, che è tra le più importanti d’Italia, si fregia della presenza di due specie autoctone di grande pregio, ovvero la Cozza di Scardovari DOP e l’Ostrica Rosa “Perla del Delta”, allevata con un sistema innovativo che simula, grazie a una tecnologia implementata con pannelli solari, le maree atlantiche dei mari nordeuropei.Il percorso ad anello lascia la Sacca degli Scardovari prima di raggiungere il ristorante Marina ’70, ma se si vuole effettuare una piccola deviazione è possibile raggiungere l’interessante Oasi di ca’ Mello (7), situata all’interno del Parco Regionale Veneto del Delta del Po, testimonianza di un delta d’altri tempi, quando il vecchio e scomparso Po di Camello, scorreva sull’isola della Donzella e andava a sfociare in laguna. Oggi è possibile scoprirne i segreti esplorando a piedi o in bicicletta i sentieri, immergendosi nel silenzio per ammirare ed ascoltare i suoni della natura godendo a pieno in rilassanti scenari paesaggistici, vivendo a 360 gradi gli aspetti rurali del territorio del delta. L’area, gestita da Veneto Agricoltura in sinergia con il Consorzio di Bonifica Delta Po Adige, è anche Centro di Animazione Rurale.

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